La ridente cittadina di Fagagna si adagia sonnacchiosa sulle ultime colline dell’anfiteatro morenico friulano, splendida cornice naturale all’antistante pianura udinese. Un balcone naturale da cui poter ammirare la “bassa” fino al mare, la cui linea azzurra si intravede nei giorni più luminosi dal’alto della collina del cardinale.

Fagagna era Inclusa nella lista dei cinque castelli che l’Imperatore cedette al Patriarca di Aquileia nel 983 e rappresentò sempre una comunità importante. A partire dal 1420, con la conquista veneziana, il Castello fu residenza del luogotenente della Patria del Friuli e sede del Parlamento friulano.

Il nome ha faggio (da cui Faganeu come base il latino fagus, e poi Fagagna), in riferimento ai boschi che un tempo ricoprivano questa parte del Friuli.

Da marzo 2006 Fagagna è entrata a far parte dei  Borghi più belli d’Italia  trattasi di piccoli centri italiani con una qualifica di “spiccato interesse artistico e storico, l’obiettivo e’ quello di salvaguardare, conservare e rivitalizzare piccoli nuclei,  che, trovandosi al di fuori dei principali circuiti turistici, rischiano, nonostante il grande valore, di essere dimenticati.

OASI DEI QUADRIS DI FAGAGNA – Oasi delle Cicogne

Esemplare di cicogna all'Oasi dei Quadris

Esemplare di cicogna all’Oasi dei Quadris – ©Oasi dei Quadris

Nel territorio di Fagagna è presente una zona umida di indubbio interesse che si colloca al margine nord dell’abitato, tra il torrente Lini e le due strade provinciali per Majano e Caporiacco.
L’aspetto morfologico più caratteristico è costituito dalla presenza di una trentina di stagni contornati da una fitta vegetazione, di forma regolare (quadri appunto), ricavati dall’escavazione della torba e dell’argilla, avvenute per circa due secoli fino alla metà del ‘900.
Le vicende che più hanno inciso sulla storia della zona paludosa dei “Quadris” hanno avuto inizio nella seconda metà del ‘600 con l’alienazione dei “terreni comunali” ai privati da parte della Serenissima Repubblica di Venezia.
E’ con il conte Fabio Asquini, nipote del primo acquirente, che circa un secolo dopo iniziò lo sfruttamento razionale delle risorse presenti nel territorio. Egli individuò nella torba un combustibile alternativo allo scarso legname.
Dopo i primi successi, si passò alla realizzazione di un progetto più ambizioso con la costruzione di una nuova fornace (1765). La palude venne suddivisa in lotti di coltivazione e realizzati dei fossi per lo scolo delle acque: all’impresa venne dato il nome di Nuova Olanda.
Con gli impianti arborei lungo i canali di roveri, ontani e pioppi, che ne dovevano consolidare le rive, si può dire che i “Quadris” erano nati, avevano assunto l’aspetto simile a quello attuale.
Dalla morte di Fabio Asquini (1818) fino alla metà del secolo per la zona fu un periodo di consolidamento, terminato con l’esaurirsi della torba.
Dopo alcuni decenni di immobilismo all’inizio del ‘900 (1905) nasce la SFAC, società per lo sfruttamento dell’argilla che costituisce quella che generalmente verrà da tutti chiamata il “privilegio”. Ciò che si estrae è l’argilla ed è così che si vanno formando le buche che oggi sono l’elemento più caratteristico del luogo.
A partire dalla metà del ‘900 la zona è stata abbandonata allo stato naturale e intorno ai laghetti artificiali la flora e la fauna si sono sviluppate liberamente.
L’origine geologica della zona è molto interessante: essa è dovuta all’azione morfogenetica del ghiacciaio del Tagliamento, che durante le glaciazioni quaternarie scese a più riprese dalle Alpi, ora deponendo i suoi detriti o morene, ora scavando depressioni e avvallamenti. La zona dei Quadris costituiva una di queste depressioni o bassura intermorenica e, riempita dalle acque di fusione del ghiacciaio e da quelle meteoriche, si trasformò in uno o più bacini lacustri.

Una parte di questa zona, denominata Oasi dei “Quadris” è oggi la sede del progetto  di reintroduzione del cicogna bianca. I primi due esemplari ospitati nell’Oasi sono nati da una coppia selvatica che aveva nidificato a Dignano e che li aveva poi abbandonati; altri animali sono stati donati o acquistati presso centri svizzeri e oggi il centro di Fagagna è il secondo in Italia per numero di coppie e sta crescendo rapidamente.

La formula del progetto è semplicissima e prevede un certo numero di esemplari stanziali: poi quando con le nuove nascite si formeranno gruppi sufficientemente numerosi, i giovani verranno lasciati liberi di emigrare, creando attraverso il flusso migratorio anche un minimo di aggregazione di capi selvatici e quindi un ripopolamento della zona.
Presso l’Oasi è attivato un secondo progetto, di grande interesse scientifico, legato alla conservazione dell’Ibis Eremita, un animale strano e particolare oggi molto raro e minacciato di estinzione che nel centro fagagnese ha iniziato a riprodursi con una certa frequenza.

Per scoprire di più visita il sito web: http://www.oasideiquadris.it/

MUSEO DELLA VITA CONTADINA – Cjase Cocèl

La casa, un’antica abitazione rurale risalente in alcune sue parti al 1600, presenta la vita quotidiana e il lavoro contadino friulani di un’epoca che va dalla fine dell’Ottocento fino agli anni cinquanta circa del Novecento, prima cioè dei grandi cambiamenti avvenuti dagli anni sessanta in poi.

Cjase Cocel

Cjase Cocel – ©Cjase Cocel

Il nome, Cjase Cocèl, è riferito alla famiglia Chiarvesio, (soprannome Cocèl) che per lunghi anni vi ha abitato.

Il visitatore trova una casa viva con i suoi ambienti: la cucina, le camere, la cantina, il granaio, l’aia, la stanza da lavoro e persone che eseguono le varie lavorazioni con antichi attrezzi: il cestaio (zeâr), il fabbro (fari), il mugnaio (mulinâr), l’arrotino (gue), la donna che fila la lana (filandere) e le merlettaie.

Legate all’economia familiare sono le attività riguardanti l’abbigliamento, specialmente femminile: dalle varie fibre tessili al telaio per la tessitura. In questo settore si inserisce l’attività del merletto a tombolo, peculiarità fagagnese. Dell’antica scuola è stata ricostruita l’aula, ne è documentata la storia con fotografie, corrispondenza, attestati, diplomi, campionari.

Con particolare cura è stato realizzato, a fianco della casa un piccolo podere, nel quale sono piantumati il viale centrale di gelsi (necessari per l’allevamento del baco da seta), sei filari di viti con i vitigni consueti della viticoltura friulana e vari tipi di ortaggi.

Completano il compendio della casa friulana le strutture che ospitano attività connesse con l’attività agricola: la trebbia (trebie), il mulino (mulin) e la fucina (farie).
Per maggiori informazioni sul museo visita il sito web del comune di Fagagna oppure visita la pagina Facebook di Cjase Cocel

 

Il Nostro B&B Stop&Sleep ”Fagagna on the Hills” fa parte del Club Rurale Slow  e delClub Bike Experience di Turismofvg  il più importante portale per il turismo della nostra regione.

 

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